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Un embargo lungo un anno Ma il Qatar resiste e rilancia

A più di un anno di distanza la conclusione sembra evidente: l’embargo di Arabia Saudita, Barhein, Egitto, e Emirati Arabi Uniti ai danni del Qatar, non ha certo piegato piegato l’emirato del Golfo persico.

Ripercorriamo i fatti. La vicenda è iniziata nel giugno 2017. I paesi sopra citati -asserendo una presunta vicinanza qatariota ad alcune organizzazioni terroristiche- hanno imposto al Qatar di soddisfare una lista di 13 richieste, tra le quali la chiusura dell’emittente televisiva Al Jazeera, l’interruzione dei rapporti con l’Iran, e la chiusura della base militare turca a Doha. Richieste che al governo di Doha sono apparse come una violazione della sovranità nazionale. Al comprensibile diniego del Qatar è seguito l’embargo nei confronti del piccolo emirato del Golfo Persico, vale a dire la chiusura delle vie di rifornimento verso il paese (tra cui quella di ben 18 corridoi aerei), e delle rotte navali verso il porto di Dubai. L’ostilità del blocco dei quattro paesi poteva creare non pochi problemi a Doha, ma, appunto, a un anno di distanza a quanto pare l’isolamento del Qatar non è riuscito.

Vari testimoni internazionali concordano nel sottolineare l’inaspettata resilienza del Qatar in questa situazione di crisi. Infatti, nonostante le difficoltà, l’economia del Qatar sembra tenere. La disoccupazione è rimasta praticamente assente. Qualche settimana fa Banca nazionale del Qatar ha aggiornato le previsioni di crescita economica per il 2018 a 2,8 punti percentuali, un valore di tutto rispetto. Il Qatar ha continuato a sfruttare le sue enormi riserve di gas e petrolio, dato che i suoi principali partner commerciali in questo settore non sono altri paesi arabi, ma Giappone, Corea del Sud, Cina e India. Il fondo sovrano qatariota ha investito decine di miliardi di dollari nell’economia. E tra l’altro è stato varato un corposo piano per la costruzione di nuove infrastrutture, anche legato ai Mondiali di calcio del 2022 che si terranno proprio in Qatar.

A livello internazionale, poi, la chiusura dei quattro paesi promotori dell’embargo ha comportato l’apertura di maggiori canali diplomatici, commerciali, di relazione con la Turchia, con l’Iran e con la Russia. Del resto il blocco dei paesi contrapposti al Qatar è incrinato anche dal Kuwait e dall’Oman, nient’affatto sfavorevoli al Qatar.

Su un fronte più ampio, poi, anche gli Usa hanno virato in maniera decisa verso una posizione favorevole al Qatar. In varie occasioni Mike Pompeo, segretario di Stato americano, si è dichiarato favorevole a una risoluzione del contenzioso, in accordo col presidente Donald Trump. A proposito dell’atteggiamento dei sauditi nei confronti del Qatar Pompeo ha dichiarato: «Quel che è troppo è troppo». Tra l’altro anche l’Italia ha recentemente dichiarato, per bocca del ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, di voler intensificare le relazioni commerciali con il Qatar.

In breve, sarebbe ora che gli attori internazionali nell’area, e non solo, prendessero coscienza del fatto che isolare il Qatar non è stata una buona mossa, e che è opportuno fare la giusta pressione diplomatica a livello internazionale per una soluzione della questione.

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