Così Cipro unita aiuterebbe tutto il Mediterraneo

  

Uno dei fattori chiave che hanno permesso a Donald Trump di vincere a novembre è stata l’enorme voglia di cambiare la politica interna.

Eppure la sua presidenza può offrire enormi opportunità anche per quanto riguarda la politica estera e Cipro, insieme al resto dei Paesi dell’Est Mediterraneo, potrebbero così essere tra i primi beneficiari della politica estera di Trump.

L’isola è divisa dal 1974, nonostante i vari tentativi di riunificazione. Trump non è il primo presidente a seminare speranze per Cipro unita, ma questa volta, dopo molti anni, ci sono seri motivi di credere che un accordo totale ed equo è possibile.

Prima di tutto la figura di Trump. È la prima volta che nella storia americana sale alla Casa Bianca qualcuno di così fondamentalmente diverso rispetto ai suoi predecessori. Molti studiosi si sono focalizzati sulle ripercussioni negative che la politica di Trump porterebbe, ma allo stesso modo sono in vista cambiamenti positivi.

Inoltre, a pesare in senso positivo, c’è la nomina del segretario di Stato. Benché Rex Tillerson abbia una scarsa esperienza nel governo, ha lavorato per dieci anni alla ExxonMobil, una compagnia con 75mila dipendenti, che opera in duecento Paesi. Prima ancora ha personalmente seguito e guidato il processo attraverso cui ExxonMobil ha raggiunto la sua invidiabile posizione in Russia, il più grande produttore di energia del mondo. Insomma, un curriculum che la dice lunga sulle sue capacità.

E non da ultimo c’è la tempistica. Cipro sta costruendo molto rapidamente il suo polo energetico regionale per l’est Mediterraneo. Dalle recenti attività di esplorazioni è stata confermata la presenza di depositi di gas naturale.

Questo sviluppo energetico di Cipro potrebbe essere un perno di vitale importanza, primo per la sua posizione geografica, insieme alla sua posizione geostrategica, e per il fatto di essere membro dell’Unione Europea e, non da ultimo, per lo sviluppo industriale della regione.

Molti protagonisti si sono già messi in gioco, incluso la ExxonMobil che, insieme al Qatar Petroleum, il più grande produttore di gas naturale, si è assicurata i diritti di esplorazione del Blocco 10 del Cyprus Exlusive Economic Zone. In campo c’è anche Rosneft, una delle compagnie di energia più importanti della Russia, e Soyuzneftegaz, un’altra compagnia russa.

In questo delicato momento storico, Cipro trarrebbe ovviamente grandi vantaggi da una riunificazione. Prima di tutto, evidentemente, attrarrebbe più investitori. Se il riavvicinamento tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il turco, Recep Tayyip Erdogan, continua così come sostengono molti osservatori, sarà più facile portare avanti una negoziazione positiva. E questo ci fa tornare alla nuova amministrazione americana. Sia l’Unione Europea che l’Onu si sono impegnate a cercare un’intesa su Cipro ma per superare l’ostacolo «dell’ultimo miglio» potrebbe venir richiesto un impegno americano più intenso.

Cipro unificata, che diventa un polo regionale dell’energia sarebbe così un vantaggio non solo per se stessa ma ridurrebbe le tensioni tra Ankara e Atene, e tutti i Paesi vicini del Mediterraneo avrebbero vantaggi dalla stabilità ritrovata, incluso più turismo e più investimenti.

Un discorso non certo facile da realizzare: il processo di unificazione non è facile da raggiungere. Ecco perché una volontà solida dei protagonisti è così fondamentale; le potenziali ricadute positive derivanti dal settore energetico di Cipro potrebbero essere così più forti delle rimanenti obiezioni. È quindi tempo di dare un’opportunità costruttiva e dare un regalo di pace prima a Cipro poi ai paesi del Mediterraneo.

Roudi Baroudi
Ceo della Energy & Environment Holding, basata in Qatar




GECF sees oil price to range from $70 to $95 in long-term

GULF TIMES – Doha
Doha-based Gas Exporting Countries Forum (GECF) expects long-term global oil price to range from $70 to $95 a barrel, while short-term prices are expected to remain “weak”.

“Our projection of 2040 oil prices show that over the medium-to-long term, prices will likely range from $70 to $95 per barrel in constant (2015) dollars,” GECF said in its maiden report ‘Global Gas Outlook’. These price levels will support the most expensive sources of production such as Canadian oil sands, Venezuelan heavy crude and off shore deep-water African projects, it said.

The expected oil price range ($70 to $95) would mean that an expected pick-up in the global economy would sustain the new levels. Global gross domestic product growth is expected to be stronger between 2015 and 2020, at 3.1% per year, but would start to slow down to 2.9% after 2020 as non-OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) Asia, including China and some other major emerging but maturing economies, slow to a more sustainable long-term rate.

In the medium term, the cost of producing the most expensive (marginal) barrel is an important component for oil price projection although the cost of production varies signifi cantly depending on the geology of the production basin, the technology employed and the fi scal terms applied to producers by host governments. GECF said oil price forecasts are predicated on the same determining factor that shape today’s oil prices including economic growth, the interplay between global oil supply and demand, industry production costs, geopolitical events and the behaviour of the Organisation of the Petroleum Exporting Countries (Opec). In the short term, GECF said it expects oil prices to remain “weak” due to a more “pessimistic” economic perspective than previously anticipated and to the absence of a strong decline in non-Opec output.

Forecasting that oil demand growth to grow moderately, it said global demand for oil and other liquids would increase to over 98mn barrels per day (mbpd) in 2020 from 93mbpd. “Oil demand continue to rise until it peaks at 106.5mbpd in 2035 and then stabilises around 106mbpd through 2040,” it said, adding the largest decline in demand for oil and other liquids is expected to occur in the power sector, where it faces strong competition from other fuels including natural gas, renewables and nuclear.