Higher oil prices offer ‘temporary relief’ to Mena exporters: IIF

Higher oil prices offer “temporary” relief to the oil exporters of the Middle East and North Africa (Mena) whose economic prospects are improving, according to the Institute of International Finance (IIF), the Washington-based economic think tank.

Oil prices rose rapidly in the past six months on unanticipated sharp output fall in Venezuela, the extension of the producers’ pact on production cuts to the 2018- end, the escalation of tensions in the Mena, which enhanced risks of oil supply disruption; and higher global oil demand.  We have revised upward our average Brent oil price assumption to $72 per barrel for 2018 (33% increase form 2017),” IIF said.

With the projected $18 increase in average oil prices in 2018 against last year, it expects the cumulative current account surplus for the nine Mena oil exporters (Saudi Arabia, the UAE, Kuwait, Qatar, Oman, Bahrain, Algeria, Iraq and Iran) to increase from $56bn in 2017 to $233bn (9.5% of gross domestic product) in 2018. “The fiscal situation for Mena oil exporters (except Bahrain and Oman) is now on firmer footing. The respective authorities in the region have implemented serious fiscal adjustment in recent years,” it said. 

Higher oil prices, combined with additional non-hydrocarbon revenue, should more than offset the 7% average increase in public spending, leading to narrower deficits (excluding investment income), according to the IIF. “We expect the consolidated fiscal deficit for the nine Mena oil exporters to decrease from 7.5% of GDP in 2017 to 3% in 2018,” it said, adding when included investment incomes, which are very large in Kuwait, the UAE and Qatar, the cumulative deficit will be much smaller.

Highlighting that gross public foreign assets will resume its rise to $2.9trn by end-2018; it said about 70% of these assets are in the form of sovereign wealth funds. With relatively little public external debt, the region’s net public external assets position of $2.6bn (108% of GDP) is substantial, the report added. Expecting non hydrocarbon growth to accelerate from 2.3% in 2017 to 2.8% in 2018 (still well below the average growth of 6.2% in 2001-2014); IIF said the growth pickup will be supported by the shift to fiscal expansion following three years of consolidation. A tighter monetary stance in the six GCC countries and Iraq, whose currencies are pegged to the US dollar, could offset some of the gains from expansionary fiscal stances. “We expect a cumulative increase of 100 bps in key policy rates, in line with the four Fed hikes of 25 bps each,” it said.

 




Così Cipro unita aiuterebbe tutto il Mediterraneo

  

Uno dei fattori chiave che hanno permesso a Donald Trump di vincere a novembre è stata l’enorme voglia di cambiare la politica interna.

Eppure la sua presidenza può offrire enormi opportunità anche per quanto riguarda la politica estera e Cipro, insieme al resto dei Paesi dell’Est Mediterraneo, potrebbero così essere tra i primi beneficiari della politica estera di Trump.

L’isola è divisa dal 1974, nonostante i vari tentativi di riunificazione. Trump non è il primo presidente a seminare speranze per Cipro unita, ma questa volta, dopo molti anni, ci sono seri motivi di credere che un accordo totale ed equo è possibile.

Prima di tutto la figura di Trump. È la prima volta che nella storia americana sale alla Casa Bianca qualcuno di così fondamentalmente diverso rispetto ai suoi predecessori. Molti studiosi si sono focalizzati sulle ripercussioni negative che la politica di Trump porterebbe, ma allo stesso modo sono in vista cambiamenti positivi.

Inoltre, a pesare in senso positivo, c’è la nomina del segretario di Stato. Benché Rex Tillerson abbia una scarsa esperienza nel governo, ha lavorato per dieci anni alla ExxonMobil, una compagnia con 75mila dipendenti, che opera in duecento Paesi. Prima ancora ha personalmente seguito e guidato il processo attraverso cui ExxonMobil ha raggiunto la sua invidiabile posizione in Russia, il più grande produttore di energia del mondo. Insomma, un curriculum che la dice lunga sulle sue capacità.

E non da ultimo c’è la tempistica. Cipro sta costruendo molto rapidamente il suo polo energetico regionale per l’est Mediterraneo. Dalle recenti attività di esplorazioni è stata confermata la presenza di depositi di gas naturale.

Questo sviluppo energetico di Cipro potrebbe essere un perno di vitale importanza, primo per la sua posizione geografica, insieme alla sua posizione geostrategica, e per il fatto di essere membro dell’Unione Europea e, non da ultimo, per lo sviluppo industriale della regione.

Molti protagonisti si sono già messi in gioco, incluso la ExxonMobil che, insieme al Qatar Petroleum, il più grande produttore di gas naturale, si è assicurata i diritti di esplorazione del Blocco 10 del Cyprus Exlusive Economic Zone. In campo c’è anche Rosneft, una delle compagnie di energia più importanti della Russia, e Soyuzneftegaz, un’altra compagnia russa.

In questo delicato momento storico, Cipro trarrebbe ovviamente grandi vantaggi da una riunificazione. Prima di tutto, evidentemente, attrarrebbe più investitori. Se il riavvicinamento tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il turco, Recep Tayyip Erdogan, continua così come sostengono molti osservatori, sarà più facile portare avanti una negoziazione positiva. E questo ci fa tornare alla nuova amministrazione americana. Sia l’Unione Europea che l’Onu si sono impegnate a cercare un’intesa su Cipro ma per superare l’ostacolo «dell’ultimo miglio» potrebbe venir richiesto un impegno americano più intenso.

Cipro unificata, che diventa un polo regionale dell’energia sarebbe così un vantaggio non solo per se stessa ma ridurrebbe le tensioni tra Ankara e Atene, e tutti i Paesi vicini del Mediterraneo avrebbero vantaggi dalla stabilità ritrovata, incluso più turismo e più investimenti.

Un discorso non certo facile da realizzare: il processo di unificazione non è facile da raggiungere. Ecco perché una volontà solida dei protagonisti è così fondamentale; le potenziali ricadute positive derivanti dal settore energetico di Cipro potrebbero essere così più forti delle rimanenti obiezioni. È quindi tempo di dare un’opportunità costruttiva e dare un regalo di pace prima a Cipro poi ai paesi del Mediterraneo.

Roudi Baroudi
Ceo della Energy & Environment Holding, basata in Qatar