È l’opinione di Roudi Baroudi, veterano del business energetico, spesso d’aiuto per delineare la policy energetica per aziende, governi, e organismi sovranazionali come l’Unione Europea. Baroudi, attualmente Ceo della Energy and Environment Holding, con sede a Doha, è intervenuto sul tema: «Perché il Qatar è cresciuto così tanto nel business del gas». «Una volta capita l’estensione delle riserve naturali di gas del paese – spiega Baroudi – il governo ha intrapreso studi organici per comprendere le condizioni di mercato e le possibilità di sviluppo, definire le necessità interne, e identificare i migliori partner commerciali. Come risultato di questa immediata scommessa, il Qatar in poco tempo è diventato l’esportatore numero uno di gas liquido. Posizione che detiene tutt’ora». E non solo da un punto di vista interno. Ad esempio Qatar Petroleum è in trattative con vari partner per la costruzione di un nuovo terminale di gas liquido sulla costa tedesca del mare del Nord. E un nuovo impianto di distribuzione verrà implementato nel porto belga di Zeebrugge entro il 2044. Ulteriori sviluppi dipingono il Qatar in prima posizione per quanto riguarda l’aspetto mercantile e finanziario. Nel luglio scorso Qatar Petroleum ha raggiunto la quota del 49 per cento in una joint venture con la Chevron, per lo sviluppo di un imponente complesso petrolifero sulla costa degli Stati Uniti, in prossimità della zona più interessante per la produzione di «shale gas». E solo qualche settimana fa QatarGas è entrato nella storia, quando una delle sue navi da trasporto per il gas, la Thumama, è riuscita – per prima – a completare il trasferimento di una unità di rigassificazione dal terminal di Moheshkhali, in Bangladesh. «Come si vede, le attività di estrazione, e trasformazione qatariote sono lanciate verso il futuro, e ci si aspettano grandi cose», ha commentato Baroudi.
Il gas del Qatar guarda all’Europa
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