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Da Il Giornale l’importante punto di vista di Roudi Baroudi

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search«Petrolio tra Libano e Israele, serve la mediazione dell’Onu»

L’esperto di energia Baroudi si rivolge a Ban Ki Moon: “Risorse che possono aprire nuova era nell’area” Un Problema ancora molto difficile. Perché Libano e Israele non riescono autonomamente a trovare un accordo su come gestire quella porzone di territorio potenzialmente ricchissima né tantomeno su come suddividere eventuali ricavi. Baroudi quindi si appella a Ban Ki Moon perché dia vita ad un’opera di mediazione. “I due Paesi sono rimasti tecnicamente in guerra dal 1949, non hanno relazioni diplomatiche ufficiali di alcun tipo.

Una lettera aperta al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon:

Gent.mo Segretario Generale

Benvenuto in Libano, regione che ha contribuito a fondare le Nazioni Unite e che continua a credere nei suoi ideali, ma che adesso ha bisogno di una serie di prodighe azioni.

Mi riferisco ad una piccola ma critica sezione della Zona Economica Esclusiva (EFZ) del nostro paese che confina con quella sostenuta dal vicino Israele, un potere molto più grande che ha usato le forze militari contro il nostro paese decine di volte nel corso degli ultimi decenni, compresa un’occupazione di 28 anni in gran parte del Meridione. Queste azioni, la maggior parte delle quali ingiustificate o esageratamente sproporzionate rispetto a quello che le ha provocate, hanno ucciso decine di migliaia di persone, ripetutamente dislocato centinaia di migliaia di persone e riempito di paura i cuori di milioni di persone. Il costo della distruzione fisica ammonta a decine di migliaia di dollari, così come quello della crescita economica perduta. Inoltre, innumerevoli Libanesi sono stati lasciati senza scelta e costretti a cercare impiego e opportunità di business all’estero, costringendo molte famiglie a vivere separate per anni, un destino i cui costi non possono essere calcolati in termini monetari.

Sebbene sia passato più di un decennio dall’ultimo grande confronto, le forze militari israeliane continuano a violare il territorio libanese – via terra, via aerea, via mare – su base giornaliera, quindi la minaccia di ulteriori aggressioni non è mai lontana dalla mente libanese. E ora quello che dovrebbe essere motivo di celebrazione è invece un motivo per preoccuparsi ancora di più: la prospettiva di ingenti giacimenti di petrolio e di gas intorno alla sovrapposizione con le nostre rispettive pretese EFZ significa che un nuovo casus belli è da considerarsi, uno in cui la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

Vostra Eccellenza,

Come sappiamo tutti, le Nazioni Unite sono state costruite sulle ceneri delle guerre più distruttive della storia dell’umanità, i suoi fondatori sono determinati a ridurre la possibilità di conflitti futuri fornendo un forum internazionale per la risoluzione pacifica delle controversie. Sfortunatamente, sebbene il Libano sia ancora enormemente orgoglioso di essere stato, nel 1945, uno dei 51 stati membri fondatori originali delle Nazioni Unite, la sua popolazione ha trascorso la maggior parte degli ultimi sette decenni vivendo in guerra o con la minaccia quasi costante della stessa. La diplomazia delle Nazioni Unite, attraverso la forza di pace e l’assistenza allo sviluppo è stata indispensabile per mitigare alcune delle conseguenze di queste guerre, ma adesso l’organizzazione ha la possibilità di prevenirle completamente.

I fatti sono relativamente semplici. La sovrapposizione marittima tra il Libano e Israele si compone di circa 840 chilometri quadrati, meno del 10% di tutta la Zona Economica Esclusiva libanese e una percentuale ancora più piccola di Israele, ma il suo potenziale di petrolio e gas è significativo e l’incertezza su questo piccolo pezzo di fondale comporta implicazioni inutili e persino pericolose per una zona molto più ampia. La soluzione più ovvia è quella di risolvere la questione in modo tempestivo, riducendo così la minaccia di una guerra, incoraggiando investimenti, e andando avanti con l’attività di sviluppo di una risorsa che promette enormi benefici socio-economici per tutti i popoli coinvolti.Roudi-Baroudi-Giornale-marcopolonews

Fonti diplomatiche occidentali indicano che Israele ha già ufficiosamente riconosciuto che i due terzi della sovrapposizione appartiene al Libano, così una formula a breve termine sarebbe quella di dichiarare il rimanente terzo e la zona cuscinetto circostante proibiti all’esplorazione e alla produzione fino a quando non si arriverà ad una soluzione permanente.

Il problema è che, chiaramente, il Libano e Israele non riescono a raggiungere tale accordo da soli. I due paesi sono rimasti tecnicamente in guerra dal 1949, non hanno relazioni diplomatiche ufficiali di alcun tipo e i loro rapporti sono mediati da diffidenza confinante con la paranoia. Anche se il Libano voleva avviare tali relazioni, la sua vulnerabilità alla destabilizzazione causata da forze esterne gli ha impedito, senza l’aiuto da parte di stati regionali più grandi, il raggiungimento di tale scopo.

Negoziazioni indirette sono l’unica opzione e, mentre gli Stati Uniti, stando a quanto si dice, hanno fatto progressi durante discussioni separate con le controparti libanesi e israeliane, un altro ostacolo ancora complica questo sforzo: Israele è uno dei tre paesi nella regione– insieme alla Siria e alla Turchia – che non ha né firmato né approvato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), il meccanismo stesso su cui si basa la maggior parte dei governi per risolvere le controversie marittime.

Signore,

La popolazione della nostra regione merita la pace. Gli idrocarburi sotto I fondali del Mediterraneo orientale offrono una speranza a tutti noi per il raggiungimento di una nuova era di prosperità, un’era che rompa i cicli di povertà e violenza che non portano a nulla di buono. Le Nazioni Unite hanno un ruolo indispensabile da svolgere nel far sì che le risorse in questione siano un combustibile per lo sviluppo sociale ed economico e non una causa per un’altra guerra.

La diplomazia delle Nazioni Unite non sarebbe dovuta partire da zero. Cipro ha buone relazioni sia con il Libano sia con Israele e la maggior parte della delimitazione tra la sua Zona Economica Esclusiva e gli altri due è stata stabilita , ufficialmente o ufficiosamente. Questo lascia da definire solo la triplice frontiera meridionale, dove tutte e tre le zone economiche esclusive si incontrano, e questo è dove l’azione delle Nazioni Unite può avere un impatto veramente storico. Ciò può significare convincere uno o più governi di firmare la convenzione UNCLOS, negoziando una “zona neutra” per mantenere la pace fino al raggiungimento di un accordo definitivo e/o sorvegliando le linee di demarcazione per prevenire le violazioni da entrambe le parti, e nessuna di queste due ipotesi è al di fuori della competenza e della capacità delle Nazioni Unite.

Eccellenza,

So che si può percepire sia il potenziale per risultati positivi se le Nazioni Unite si impegneranno in questo processo sia il rischio di una nuova guerra, povertà e sofferenza se non lo faranno. Confido, inoltre, che possiate apprezzare l’opportunità per le Nazioni Unite di rispettare il proprio atto costitutivo e per Lei di onorare la propria eredità, facendo buon uso dei Suoi uffici. Spero più di ogni altra cosa che questo possa avere successo, poichè se lo fa Lei possiamo farlo tutti.

di Patrizia Marin

10 Aprile 2016

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